martedì 23 dicembre 2008

Roma: aggiornamenti sull'omicidio nell'autosalone

La cronaca oggi segnala aggiornamenti sull'aggressione avvenuta nell'autosalone a Roma in cui ha perso la vita il nipote del proprietario. Seguiamo gli sviluppi e cerchiamo di comprendere in maniera meno superficialeil significato di queste notizie.

Da IlMessaggero.it cronaca di Roma del 23.12.08
Agguato autosalone, minacce alle vittime
L'arma potrebbe essere un martello


Articolo di Paola Vuolo

ROMA (23 dicembre) - Massacrati a colpi in testa: Alessandro De Antonis, 42 anni, e il nipote Massimiliano Patis, 38, titolari di un autosalone nel quartiere residenziale della Balduina, non hanno avuto nemmeno il tempo di chiedere aiuto. Massimiliano è stato ferito a morte, suo zio è gravissimo, gli inquirenti cercano il movente di questo agguato che non ha ancora un vero perché. Zio e nipote non hanno precedenti, i loro nomi risultano «sconosciuti» agli archivi della polizia, l’autosalone ”Automobili A M” in via Tito Livio, una strada tranquilla con pochi negozi, è stato aperto tre anni fa, dopo che Alessandro e Massimiliano avevano chiuso la concessionaria di via Mattia Battistini, in una zona meno elegante della capitale. Gli affari però non andavano molto bene neanche adesso, e sembra che i due ultimamente siano stati anche minacciati.

Chi ha progettato l’agguato e perché? Gli investigatori della Mobile guidati da Vittorio Rizzi per ora non escludono nessuna ipotesi. La pista meno probabile però sembra quella della rapina, chi ha colpito zio e nipote voleva dargli probabilmente una lezione, e forse non è stata nemmeno una sola persona.

Massimiliano e Alessandro sono stati colpiti tra le 13.30 e le 14. All’ora di pranzo, zio e nipote sono andati a mangiare una pizzetta in un forno di piazzale delle Medaglie D’oro, «sono arrivati verso l’una e un quarto - dice Nicola, il titolare del forno, erano tranquilli come sempre, hanno mangiato in fretta e mi hanno salutato. Li conosco perché vengono spesso da me, una volta hanno portato pure tutta la famiglia».

Zio e nipote mangiano la pizza, ed escono dal locale per tornare al salone, come tutti i giorni fanno da tre anni, non sanno che stanno scivolando dalla quotidianità all’orrore. Alle 14 sono di nuovo in via Tito Livio, alle 14.30 un cliente passa dall’autosalone, vede il cartello sulla vetrina con su scritto ”torno subito”, ma la porta a vetri è socchiusa e a terra, vicino all’ingresso, ci sono macchie di sangue, l’uomo preoccupato entra e gli si ferma il cuore in gola. Massimiliano e Alessandro sono a terra ricoperti di sangue, hanno la testa fracassata, l’uomo chiama il 113. Zio e nipote vengono trasportati al Policlinico Gemelli e al Santo Spirito, Massimiliano non ce la fa: i colpi gli hanno fracassato la testa, Alessandro viene operato d’urgenza, al Policlinico arriva in arresto cardiaco, ora lotta tra la vita e la morte.

La polizia non ha trovato l’arma usata per colpire i due, ma probabilmente il massacro è stato fatto con un martello o con un cric. Secondo il referto dei medici del Santo Spirito, il colpo alla tempia di Massimiliano non è dovuta ad un proiettile, perché dalla Tac non risultano il foro di entrata e quello di uscita.

Gli investigatori indagano nella vita privata delle vittime, Massimiliano è il nipote dell’ex moglie di Alessandro, e lavoravano insieme da anni. Ieri i poliziotti hanno anche perquisito le loro abitazioni in cerca di un indizio che potrebbe portarli sulle tracce dell’assassino o degli assassini di Massimiliano Patis e di chi ha ridotto in fin di vita suo zio. Per gli investigatori della Mobile l’omicidio probabilmente non era premeditato. I due dovevano solo avere una lezione, forse una vendetta per motivi personali, oppure dietro c’è una questione legata all’attività dei due.

Fino a ieri sera tardi, nell'autosalone sono rimasti gli agenti della polizia scientifica di Alberto Intini per eseguire i rilievi alla ricerca di eventuali tracce. La polizia ha anche ascoltato i vicini e gli altri commercianti, ma nessuno si è accorto del massacro che avveniva dietro le vetrate chiuse dell’autosalone.
E’ probabile che l’assassino sia entrato nella concessionaria insieme ai proprietari, perché il cartello ”torno subito” non è stato più tolto. Li ha aspettati dal pranzo, ed è arrivato già armato. dopo il massacro è scappato portandosi via anche l’arma del delitto.

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