lunedì 1 dicembre 2008

L'infanticidio tra cronaca e statistica: il figlicidio in Italia


L'infanticidio di Catanzaro riaccende l'attenzione su quel terribile delitto che è il figlicidio: madri e padri che uccidono.
Dall'analisi degli articoli si ricavano pochi elementi, comuni a tutti:
_la lite con il marito e il ferimento in modalità non grave;
_la fuga del marito per chiedere soccorso;
_la madre che afferra la neonata e la scaglia a terra perchè piangeva troppo;
_i genitori che affermano che la figlia omicida soffriva d'insonnia;
_i carabinieri avvisati dai vicini allarmati dalle urla, che, giunti nell'abitazione, trovano la madre con il coltello in mano e la piccola nella culla ormai senza vita;
_la disposizione dell'autopsia sulla neonata dal magistrato di turno titolare dell'inchiesta.

Al di là del caso di cronaca il senso di sbigottimento per la morte della piccola innocente permane, anche se è importante affermare che gli infanticidi in Italia sono in netto calo: dai dati ufficiali del Ministero dell'Interno dal 1984 con 23 casi si è passati ai 12 casi nel 1995 per il primo decennio di osservazione e successivamente per il secondo periodo, il decennio dal 1996 al 2006, si è passati da 10 casi nel 1996, con un picco nel 2000 con 20 casi, fino ai 4 casi nel 2006, il più recente dato ufficiale.
In generale la statistica degli omicidi volontari(dolosi+preteintenzionali+infanticidi) ha segnato una costante diminuzione da 1001 casi nel 1996 ai 663 del 2006, con un minimo storico nel 2005 con 648 casi.
Pur essendo numericamente esiguo l'ammontare degli infanticidi, la sensazione provocata nell'opinione pubblica è pervasiva, perchè incide sul tessuto sociale e sulla credenza della famiglia come rifugio e protezione dei deboli, degli anziani e dei bambini.
In una ricerca descritta durante il Workshop di Scienze Forensi organizzata dal Ris di Parma, la dottoressa Alessandra Bramante ha comunicato i risultati della sua indagine:"Madri e padri che uccidono, analisi del figlicidio in Italia" alla quale rimando per tutti gli approfondimenti.
Per sommi capi, dalla mia memoria (con tutti gli errori connessi alla fallacia della memoria) come partecipante al seminario riporto i particolari più significativi:
1) la quasi parità numerica fra padri e madri assassini,
2) la distribuzione geografica, maggior densità del nord Italia, con un picco in Lombardia,
3) il diverso trattamento penitenziario a parità di reato, il padre in galera, la madre in ospedale psichiatrico giudiziario,
4) il maggior numero di figli uccisi dai padri in un singolo evento rispetto alle madri che sopprimono un figlio alla volta
5) le differente modalità di omicidio: armi da fuoco per i padri, soffocamento, annegamento e avvelenamento per le madri.
In sintesi possiamo affermare che incide anche l'età della madre al momento dell'evento e la giovane età gioca a sfavore, in carenza di un completo sviluppo di personalità della giovane madre, in carenza di motivazione alla gravidanza, vissuta come incidente e non desiderata, in carenza di supporto della famiglia d'origine che potrebbe costituire un fattore di protezione nella depressione post-partum quando effettivamente presente nei momenti di fragilità della madre, quando il coniuge non rappresenta un sostegno adeguato e non aiuta nella difficile e impegnativa gestione del neonato.

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