martedì 30 dicembre 2008

Dalla Florida: un rapimento inventato


Dalla Florida una storia di follia oppure di fantasia malata per legare a sè un fidanzato recalcitrante. Da questa storia emerge il dramma di una donna sola che mette in atto un tentativo grandioso, quanto fallimentare nel breve periodo, per risolvere la sua carenza affettiva. Da notare l'uso spregiudicato dei media per ottenere risonanza e l'abilità dimostrata nel mentire anche alla Polizia almeno in un primo tempo.


Da IlGiornale.it Sezione Esteri 30.12.08

Florida, finta mamma pazza
articolo di Matthias Pfaender


Per tre giorni, dal 23 al 25 dicembre, il viso stravolto dal pianto di Megan McCormic ha troneggiato sulle televisioni di Miami, capitale della Florida. Dai giornali locali ai grandi network, per 72 ore tutti hanno seguito e rilanciato via etere il dramma di questa giovane mamma americana, disperata per la sparizione improvvisa del figlio di sei mesi, il piccolo Riley. Per tre giorni i poliziotti di Miami hanno disertato i pranzi di Natale, pronti a dare una mano nelle ricerche del bebè. Fino a quando si è scoperto che Megan si era inventata tutto. Anche lo stesso Riley. La non-mamma Megan aveva infatti inventato un figlio per riconquistare l’ex fidanzato, che si era trasferito a 2mila chilometri da Miami. Dopo mesi di balle via telefono, in cui gli ha raccontato passo passo l’avanzare della gravidanza, il parto e i primi mesi di vita del bimbo, la donna era riuscita a convincere l’uomo a tornare a Miami per le feste natalizie. In quest’occasione John Buchness avrebbe visto per la prima volta suo figlio. Ma il piccolo Riley non poteva, per il fatto di non esistere, regalare un sorriso sdentato al papà. E così la donna ha inventato la finta sparizione, e anche un introvabile (perché anche lui inesistente) colpevole: la tata francese Camile. E per rendere il tutto un po’ più credibile, nei giorni precedenti all’arrivo di John ha arredato una stanza di casa come una perfetta cameretta da bimbi. Un po’ troppo perfetta, visto che l’armadio conteneva solo vestitini nuovi di zecca e i giocattoli erano tutti intonsi, come appena tirati fuori dagli imballaggi. Come se nessun bambino ci avesse mai giocato. Ma per tre giorni la farsa ha comunque retto. “Non so nemmeno se è vivo o morto” ha continuato a ripetere davanti ai microfoni dei telegiornali, sostenuta in un abbraccio solidale dall’ex fidanzato, anche lui in lacrime. Il giorno di Natale il delirio della donna ha avuto fine. Messa alle strette dagli investigatori del dipartimento di Miami, che le contestavano le innumerevoli discrepanze nella sua storia, Megan è crollata. Ora rischia una pena severa per procurato allarme, e i vertici della polizia hanno già annunciato di voler chiedere alla donna i danni materiali per il tempo e i soldi e i cenoni in famiglia persi. Il comandante della polizia di Miami, Delrish Moss, ha dichiarato che tutte le fotografie del piccolo Riley – anche quelle che le tv hanno mandato continuamente in onda – erano state prese tutte da internet, e di non avere idea chi siano davvero quei bambini. “Il caso è stato estremamente duro per i poliziotti – ha poi commentato Moss – anche dal punto di vista emotivo. La maggior parte dei miei ragazzi ha figli piccoli, è naturale che scattino sentimenti forti: choc, immedesimazione, pena. Ma il più distrutto da questa storia è stato Buchness, che per mesi ha creduto di essere padre”.

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