lunedì 23 novembre 2009

Londra: strangola la moglie in stato di sonnambulismo e torna libero/ Man who killed wife in sleep, Brian Thomas, walks free after charge

Un interessante articolo dalla sezione di Crime news, cronaca nera, del Times online di Londra. Un marito viene rilasciato dopo che la Corte ha accertato che ha commesso l'omicidio della moglie in uno stato di automatismo, sonnambulismo, in cui non era capace di intendere e di volere. Il sig Thomas ha strangolato la moglie Cristine di 40 anni mentre erano in vacanza in camper, durante un incubo in cui ha immaginato l'attacco di alcuni ragazzi che in precedenza avevano realmente dato fastidio alla coppia . L'uomo è descritto come gentile, devoto e innamorato della moglie e sebbene si senta colpevole della morte della consorte, per la corte non ha alcuna responsabiltà per il fatto commesso, Esperti psichiatri consultati dalla corte hanno ritenuto inutile e dannosa la sua reclusione in carcere, essendo praticamente nulla la possibilità di reiterazione del reato. L'uxoricida ha un vissuto di disturbi del sonno documentato da test ed esami.
Il caso è considerato unico in Gran Bretagna per le circostanze particolari in cui si è verificato, ma esistono almeno 50 casi simili registrati nel mondo.
Alla giuria è stato chiesto non di giudicare se Thomas fosse colpevole di omicidio, ma di giudicare se fosse in grado di intendere e di volere, se fosse presente un vizio di mente, durante la commissione del delitto.
Non sono stati resi noti i dettagli del delitto per timore di emulazione del crimine.
Interessante il commento di una lettrice che si domandava:_ Se ad uccidere il marito fosse stata una moglie sonnambula , il verdetto sarebbe stato identico?-
La lettrice risponde negativamente.

Vi allego l'articolo nella sua versione originale dal Times online


The Times
November 21, 2009
Man who killed wife in sleep, Brian Thomas, walks free after charges withdrawn
Simon de Bruxelles

A man who strangled his wife during a nightmare has walked free from court after the prosecution withdrew all charges against him.
Brian Thomas, 59, dreamt that intruders had broken into the couple’s camper van, and then killed his wife Christine while in a state known as automatism.
The judge told him that he had been a “decent man and a devoted husband” and bore no responsibility for his actions.
The Crown Prosecution Service described the case as “almost unique in the UK” and said there had been fewer than 50 recorded instances worldwide. It had argued during the case that Mr Thomas should be detained at a mental hospital but withdrew after three psychiatrists said that it would “serve no useful purpose”.
Mr Thomas, a retired steel worker from Neath, South Wales, was on holiday with his wife, 57, when he woke up beside her lifeless body. The jury at Swansea Crown Court was played a recording of his 999 call and heard that he had been “suicidal” since her death.
Both defence and prosecution had accepted at the start of the trial that Mr Thomas was not in control of his actions at the time of the killing. The jury had been asked to decide not if he had killed his wife but whether he was medically insane at the time that he had done so. Yesterday they were directed to return a not-guilty verdict, allowing Mr Thomas to leave court an innocent man.
Iwan Jenkins, chief Crown prosecutor for CPS Dyfed Powys, said: “This has been a unique case with a unique set of circumstances.
“Following expert evidence from a psychiatrist it was suggested that no useful purpose would be served by Mr Thomas being detained and treated in a psychiatric hospital, which would be the consequence of a special verdict in this case.
“It is now clear that the psychiatrists feel the risk of reoccurrence is very, very small. It is only because of highly sophisticated tests carried out by sleep experts that Mr Thomas’s condition could be confirmed.”
Judge Mr Justice Nigel Davis told Thomas that although he would feel guilty about killing his wife: “In the eyes of the law you bear no responsibility for what happened.”
Mr Thomas’s brother Raymond said: “I wasn’t really surprised that it went to trial given the circumstances of what happened, but he’s a gentle man. Christine and Brian loved each other. Brian is very emotional right now but thankful to be out.”
Mrs Thomas was strangled by her husband in July 2008 while they were on holiday in Aberporth, West Wales. While parked in their camper van Mr Thomas dreamt that one of a group of “boy racers” who had disturbed them earlier had broken into the van and he fought with the intruder. When he came round he realised that he had killed his wife of 40 years.
The court was told that Mr Thomas had suffered from a variety of sleep disorders for most of his life and had a history of sleepwalking.
He had stopped taking medication for depression and Parkinson’s disease because it made him impotent, an omission that also affected his mental state.
The expert witnesses were briefed not to go into too much detail about the condition that affected Mr Thomas for fear of “copycat” killings.

venerdì 20 novembre 2009

Perugia, processo Meredith /2

Gli articoli della Repubblica .it e del Messaggero.it sono interessanti per comprendere le differenti versioni attribuite dagli autori ai protagonisti della vicenda, a volte differenze minime o nulle, come quando si riportano direttamente le parole dl pm Mignini, altre volte più significative. Per costruirsi un'opinione occorre conoscere i molteplici punti di vista elaborando criticamente la propria personale visione dei fatti.

Da Larepubblica.it del 20.11.09 sezione cronache


Omicidio Meredith, requisitoria del pm
"Tirare le fila di questo lungo dibattimento"
I due giovani sono accusati di omicidio volontario, violenza sessuale
porto ingiustificato di un coltello, furto e simulazione di reato
PERUGIA - E' cominciata davanti alla Corte d'assise di Perugia la requisitoria del pubblico ministero nel processo a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox accusati dell'omicidio di Meredith Kercher avvenuto nella notte tra il primo e il 2 novembre di due anni fa. Quattro giorni il delitto dopo la polizia arrestò Sollecito e la Knox, che si proclamano innocenti. I due giovani, tutt'ora detenuti, sono stati quindi rinviati a giudizio per omicidio volontario, violenza sessuale, porto ingiustificato di un coltello, furto e simulazione di reato.

"E' ora di tirare le fila di questo lungo dibattimento, in una vicenda unica nel suo genere nel panorama giudiziario italiano e mondiale e che ha interessato tre continenti", dice il pubblico ministero, Giuliano Mignini. "Un iter processuale lineare e sicuro. Non si possono però passare sotto silenzio - sottolinea Mignini - gli attacchi che hanno accompagnato questo processo e i continui tentativi di delegittimazione nei confronti degli agenti di polizia operanti, che invece hanno svolto con professionalità il loro compito e, talvolta, anche nei confronti della Corte".

"Attacchi fatti da soggetti italiani e di oltreoceano - dice ancora il magistrato - avvocati estranei a ogni mandato, detective in cerca di notorietà, scrittori, giallisti e blogger che si sono dati il cambio per assicurare una sorta di processo parallelo, tutti accomunati da approssimazione e superficialità. Ma il processo si celebra solo in questa aula".

Durante la requisitoria Raffaele Sollecito legge in silenzio la memoria preparata dai suoi difensori; Amanda Knox ascolta attentamente il pm, senza distogliere quasi mai lo sguardo dal magistrato. Entrambi sono seduti accanto ai loro difensori.

I due ex fidanzati non sono sembrati scambiarsi alcuno sguardo durante la mattinata. Seduta vicino alla Knox anche l'interprete che l'ha assistita fin dall'inizio del processo ma la giovane di Seattle sta ascoltando il magistrato senza ricorrere alla traduzione.

Prendendo qualche appunto nei passaggi della requisitoria che più la riguardano direttamente. In aula anche il padre di Sollecito, Francesco, con accanto la seconda moglie e l'attuale marito della madre della Knox.

La sola americana deve rispondere inoltre di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba per averlo coinvolto con le sue dichiarazioni nell'indagine sull'omicidio Kercher al quale è stato poi però riconosciuto completamente estraneo. Con loro la procura di Perugia ritiene responsabile del delitto anche Rudy Guede, già condannato a 30 anni di reclusione con il rito abbreviato e per il quale è in corso il processo d'appello (il pg ha chiesto la conferma della pena e l'udienza riprenderà il 21 dicembre prossimo). Anche l'ivoriano sostiene di essere estraneo all'omicidio.

Da Ilmessaggero.it del 20.11.09 sezione cronache

Omicidio Meredith, requisitoria del pm
"Tirare le fila di questo lungo dibattimento"
I due giovani sono accusati di omicidio volontario, violenza sessuale
porto ingiustificato di un coltello, furto e simulazione di reato
PERUGIA - E' cominciata davanti alla Corte d'assise di Perugia la requisitoria del pubblico ministero nel processo a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox accusati dell'omicidio di Meredith Kercher avvenuto nella notte tra il primo e il 2 novembre di due anni fa. Quattro giorni il delitto dopo la polizia arrestò Sollecito e la Knox, che si proclamano innocenti. I due giovani, tutt'ora detenuti, sono stati quindi rinviati a giudizio per omicidio volontario, violenza sessuale, porto ingiustificato di un coltello, furto e simulazione di reato.

"E' ora di tirare le fila di questo lungo dibattimento, in una vicenda unica nel suo genere nel panorama giudiziario italiano e mondiale e che ha interessato tre continenti", dice il pubblico ministero, Giuliano Mignini. "Un iter processuale lineare e sicuro. Non si possono però passare sotto silenzio - sottolinea Mignini - gli attacchi che hanno accompagnato questo processo e i continui tentativi di delegittimazione nei confronti degli agenti di polizia operanti, che invece hanno svolto con professionalità il loro compito e, talvolta, anche nei confronti della Corte".

"Attacchi fatti da soggetti italiani e di oltreoceano - dice ancora il magistrato - avvocati estranei a ogni mandato, detective in cerca di notorietà, scrittori, giallisti e blogger che si sono dati il cambio per assicurare una sorta di processo parallelo, tutti accomunati da approssimazione e superficialità. Ma il processo si celebra solo in questa aula".

Durante la requisitoria Raffaele Sollecito legge in silenzio la memoria preparata dai suoi difensori; Amanda Knox ascolta attentamente il pm, senza distogliere quasi mai lo sguardo dal magistrato. Entrambi sono seduti accanto ai loro difensori.

I due ex fidanzati non sono sembrati scambiarsi alcuno sguardo durante la mattinata. Seduta vicino alla Knox anche l'interprete che l'ha assistita fin dall'inizio del processo ma la giovane di Seattle sta ascoltando il magistrato senza ricorrere alla traduzione.

Prendendo qualche appunto nei passaggi della requisitoria che più la riguardano direttamente. In aula anche il padre di Sollecito, Francesco, con accanto la seconda moglie e l'attuale marito della madre della Knox.

La sola americana deve rispondere inoltre di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba per averlo coinvolto con le sue dichiarazioni nell'indagine sull'omicidio Kercher al quale è stato poi però riconosciuto completamente estraneo. Con loro la procura di Perugia ritiene responsabile del delitto anche Rudy Guede, già condannato a 30 anni di reclusione con il rito abbreviato e per il quale è in corso il processo d'appello (il pg ha chiesto la conferma della pena e l'udienza riprenderà il 21 dicembre prossimo). Anche l'ivoriano sostiene di essere estraneo all'omicidio.

Perugia, processo Meredith: requisitoria dei Pm

Oggi A Peugia prosegue il processo per l'omicidio di Meredith Kercher per il quale sono indagati Raffaele Sollecito e Amanda Knox, mentre l'ivoriano Rudy Guede ha in corso l'appello contro la condanna a 30 anni inflitta nel processo di primo grado con rito abbreviato. Ieri l'ivoriano ha raccontato la sua versione dei fatti, ammettendo la sua presenza in casa di Meredith, di intimità con lei,ma ribadendo la sua estraneità all'assasinio e al fatto di non essere riuscito a salvarla dall'emorragia che l'avrebbe dissanguata e di essere fuggito per quel motivo. Il pm Magnini non ritiene verosimile e credibile la sua versione e riconferma la richiesta di condanna a 30 anni come in primo grado di giudizio.
I maggiori quotidiani online riportano la notizia dando ampio spazio ad una presunta rivalità tra Amanda e Meredith.

Le fonti degli articoli sono:
Lastampa.it; Corrieredellasera.it; Larepubblica.it; Ilmessaggero.it

Da Lastampa .it del 20.11.09 sezione Cronache

Perugia, il Pm: "Amanda ha covato
a lungo il suo odio per Meredith"

L'accusa: «La ragazza quella sera ha compiuto la sua vendetta». Poi l'affondo: «Basta demonizzazioni e pressioni sul lavoro dei giudici»

PERUGIA
È cominciata stamani davanti alla Corte d’assise di Perugia la requisitoria dei pubblici ministeri Giuliano Mignini e Manuela Comodi nel processo a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox accusati dell’omicidio di Meredith Kercher. I due imputati erano presenti in aula.

Il primo a prendere la parola è stato il pm Mignini, che ha esordito: «Amanda Knox ha consapevolmente accusato un innocente». Il riferimento è a Patrick Lumumba, che però non ha nominato espressamente, coinvolto nell’indagine sull’omicidio di Meredith Kercher per le dichiarazioni alla polizia della giovane americana e poi prosciolto da ogni addebito (è infatti ora costituito parte civile nei confronti dell’americana accusata di calunnia nei suoi confronti). «Amanda - ha sottolineato il magistrato - non ha mosso un dito mentre languiva in carcere. Nè lei nè la madre che aveva raccolto le sue confidenze. E guarda caso - ha proseguito Mignini - si trattava di una persona di colore come Rudy Guede».

Amanda Knox «ha covato odio per Meredith» e la sera del 2 novembre del 2007 per la giovane americana «era venuto il momento di vendicarsi di quella smorfiosa». È il quadro delineato dal pm Giuliano Mignini nella sua requisitoria. Secondo il pm la Knox doveva incontrare Rudy Guede, inizialmente da sola, forse per questioni legate alla droga di cui entrambi - ha spiegato - facevano uso. Poi però a loro si unì anche Raffaele Sollecito e tutti e tre insieme andarono nella casa di via della Pergola dove già si trovava Meredith. «A quel punto - ha detto Mignini - c’ è stata una discussione per soldi o forse perchè Meredith era contrariata dalla presenza di Rudy. A quel punto c’ è stato il tentativo di coinvolgere Meredith in un pesante gioco sessuale, quella sera che era la prima in cui la giovane inglese era sola in casa. Amanda aveva il modo di vendicarsi di quella ragazza che stava solo con le amiche inglesi e la rimproverava per la sua mancanza di pulizia. È cominciato allora - ha sottolineato Mignini - il calvario di Meredith».

Prima di entrare nel vivo della requisitoria, il pm Mignini non ha lesinato alcuni affondi rivolti ai media statunitensi, dopo due anni di continue pressioni e attacchi al sistema giudiziario italiano: «C’è stata una chiara opera di demonizzazione», ha così detto in aula il pm Mignini. Poi è passato a difendere l’operato della Polizia di Stato: «Pressioni a fronte di un enorme lavoro portato avanti dalla Squadra mobile, dallo Sco e dalla Scientifica locale e nazionale. Il tutto finalizzato esclusivamente ad accertare la verità sull’omicidio della ragazza inglese. La ricerca della verità è un passaggio che in troppe occasioni si è dimenticato, è stato messo in secondo piano».


ora dal Corrieredellasera.it

REQUISITORIA NEL PROCESSO DAVANTI ALLA CORTE D'ASSISE
Delitto di Mez, il pm accusa Amanda: voleva vendicarsi di 'quella smorfiosa'
Il pubblico ministero Mignini davanti alla Corte d'Assise: «La Knox ha covato odio per Meredith»
PERUGIA - Amanda Knox «ha covato odio per Meredith» e la sera del 2 novembre del 2007 per la giovane americana «era venuto il momento di vendicarsi di quella smorfiosa». A parlare è il pm Giuliano Mignini nella sua requisitoria davanti alla Corte d'Assise a Perugia. Secondo il pubblico ministero, la sera del delitto la Knox doveva incontrare Rudy Guede, inizialmente da sola, forse per questioni legate alla droga di cui entrambi - ha spiegato - facevano uso. Poi però a loro si unì anche Raffaele Sollecito e tutti e tre insieme andarono nella casa di via della Pergola dove già si trovava Meredith. «A quel punto - ha detto Mignini - c' è stata una discussione per soldi o forse perché Meredith era contrariata dalla presenza di Rudy. A quel punto c' è stato il tentativo di coinvolgere Meredith in un pesante gioco sessuale, quella sera che era la prima in cui la giovane inglese era sola in casa. Amanda aveva il modo di vendicarsi di quella ragazza che stava solo con le amiche inglesi e la rimproverava per la sua mancanza di pulizia. È cominciato allora - ha sottolineato Mignini - il calvario di Meredith».
«ACCUSE CONSAPEVOLI A UN INNOCENTE» - Il pm accusa la studentessa di Seattle nche di aver «consapevolmente accusato un innocente». Il riferimento è a Patrick Lumumba, che però non ha nominato espressamente, coinvolto nell'indagine sull'omicidio di Meredith Kercher dalle dichiarazioni alla polizia della giovane americana e poi prosciolto da ogni addebito (è infatti ora costituito parte civile nei confronti dell'americana accusata di calunnia nei suoi confronti). «Amanda - ha sottolineato il magistrato - non ha mosso un dito mentre languiva in carcere. Né lei né la madre che aveva raccolto le sue confidenze. E guarda caso - ha proseguito Mignini - si trattava di una persona di colore come Rudy Guede».
DEMONIZZAZIONE DEI TESTIMONI» - Durante la requisitoria, Mignini si è tolto anche qualche sassolino dalla scarpa, parlando di una «continua operazione di demonizzazione» di alcuni testimoni facendo riferimento all'operato delle difese degli imputati. «Diversi testi - ha detto il pubblico ministero - hanno esitato a presentarsi agli inquirenti, ma poi lo hanno fatto in maniera assolutamente precisa. Le difese hanno invece insinuato il sospetto che lo hanno fatto per chissà quali manovre». Mignini ha poi evidenziato il «lavoro enorme» fatto dalla polizia «per accertare la verità sull'omicidio della ragazza inglese, della quale - ha detto - troppo spesso ci si dimentica». Ha ricordato l'impegno della squadra mobile di Perugia, dello Sco e della scientifica del capoluogo umbro e nazionale.

martedì 17 novembre 2009

Garofano e l'invidia sociale per gli eroi

Oggi sul Corrieredellasera.it Marco Imarisio scrive un acuto articolo sullo sport tutto italiano di infangare con soddifazione gli eroi che si distinguono per azioni coraggiose, per risultati eccelenti che non sono limitati alla sfera personale, ma divengono utili, positive per la collettività. I bersagli possono essere Vip, sportivi, ma anche servitori dello Stato come nel caso del Capitano Ultimo e di Garofano accomunati nell'articolo da uno strano destino.


Dalla lettura contenente la citazione di De Rita "Siamo vittime del contagio revisionista" prende spunto la considerazione che, dai fatti analizzati, si evince la potenza dell'invidia sociale, motore di movimenti d'opinione negativi atti a distruggere, infangare chi ha osato emergere dalla massa, dall'anonimato per il bene del proprio Paese, per il coraggio e la professionalità con cui ha svolto il proprio incarico, quasi fosse un attacco al qualunquismo, all'inettitudine, alla pigrizia intellettuale, all'acquiescenza pronta a divenire furore appena cambia il verso del vento, appena l'eroe si trova in difficoltà e ritorna vulnerabile, umano e piccolo come è nella condizione del popolo degli indifferenti.
Il peso dei meriti e degli eventuali errori è diseguale, per una regola di sopravvivenza siamo portati a ricordare meglio gli eventi negativi onde proteggerci dagli effetti pericolosi, ma qui non è in gioco la sopravvivenza della persona, o forse sì, la sopravvivenza dell'Ego degli inetti, degli ignavi, di chi gode delle disgrazie altrui, punito per aver osato dimostrare il valore, la grandezza d'animo, pronto al sacrificio per un ideale, per una fedeltà ai principi apparentemente smarriti e messi in risalto dall'opera di questi eroi moderni, non esenti da difetti eppure umani e nello stesso tempo Grandi.
Se criminalizziamo gli eroi postivi uccidiamo la nostra speranza di cambiamento, di rinascita tanto necessaria quanto difficile e accettiamo supinamente i soprusi degli arrogati e potenti perchè tanto capitano agli altri, mica a noi, che conduciamo la nostra vita grigia di sogni sbiaditi e dissolti nell'inazione per non essere attaccati, per vivere tranquilli.
Gli uomini coraggiosi come Capitano Ultimo e Garofano sono l'ossigeno delle coscienze civili, testimoni di aderenza a principi morali dei quali, sì, dovremmo essere positivamente invidiosi.

lunedì 16 novembre 2009

Scotland Yard cattura stupratore seriale accusato di quasi 200 aggressioni/Man charged with "Night Stalker" sex attacks on elderly

Giunge da Scotland Yard la notizia più confortante della giornata per i temi affrontati da questo blog: la cattura di uno strupratore seriale che per diciassette anni ha aggredito quasi 200 donne anziane dai 68 anni ai 93. Si tratta di un uomo sposato di 52 anni, Delroy Grant, insospettabile, di giorno premuroso nell'assistere la moglie costretta sulla sedia a rotelle dalla sla, di notte implacabile cacciatore che con un identito modus operandi, si introduceva nottetempo nelle case delle vittime, tagliava i fili della luce e del telefono e indossando passamontagna e tuta neri assaltava le donne cogliendole nel sonno, puntando loro una luce violenta sul volto. Sebbene sulle scene dei crimini fossero state raccolte quasi 2000 tracce di Dna, soltanto un grossolano errore ha permesso la cattura del criminale: ha utilizzato il bancomat di una vittima per prelevare denaro.

Ho preferito risalire alla fonte originale dal Times on line per sottopporre alla vostra attenzione questo articolo di Adam Fresco insieme alla domanda:" Secondo voi quale motivazione potrebbe aver spinto ad un simile comportamento violento ed abietto contro donne anziane un uomo che era marito premuroso ed accudente la consorte malata?
Prima di esporre la mia ipotesi interpretativa vorrei conoscere le vostre opinioni


From Times Online
November 16, 2009
Man charged with ‘Night Stalker’ sex attacks on elderly
Adam Fresco, Crime Correspondent


A 52-year-old full-time carer has appeared in court today charged with a series of rapes and indecent assaults on elderly people over the last 17 years.
Delroy Grant appeared at Greenwich Magistrates’ Court, a day after he was arrested by detectives hunting a sex attacker dubbed the Night Stalker.
Mr Grant, from Brockley, southeast London, was charged with five rapes, six indecent assaults, two burglaries, eight burglaries with violence and one burglary with intent to rape, dating from between October 1992 and May this year. Twelve of the offences related to a three month period between June and August 1999, according to court papers.
Wearing a white tracksuit and appearing relaxed, Mr Grant spoke aloud only to confirm his name, age and address.

District Judge Angus Hamilton remanded him into police custody until Thursday when he is due to appear in court again.
Detectives from Operation Minstead arrested Mr Grant as he returned to his car in Shirley, southeast London, yesterday morning.
Operation Minstead was set up to find the man known as the Night Stalker, who targeted men and women aged up to 93 across South London, breaking into their homes and subjecting them to horrific ordeals of up to four hours.
The incidents took place in clusters in South and southeast London, including Dulwich, Orpington, Norwood, Downham, Lee, Croydon, West Wickham and Bickley.
Striking up to nine times a week, the attacker has eluded police for 17 years despite a huge manhunt which involved sending officers to the Caribbean and detectives offering a £40,000 reward.
The Night Stalker is known to have attacked at least 108 times, although more recent assaults were not publicised and, according to reports, that total may be closer to 200.

Gen. Garofano: "Dirò la mia verità". Domani conferenza stampa

Fra gli articoli oggi in rassegna stampa, il più completo sulle dimissioni del gen. Garofano è quello pubblicato da Larepubblica Parma .it. Interessanti come e più del solito i commenti dei lettori all'articolo, quasi tutti espressioni di solidarietà apprezzamento e stima per l'ex comandante dei Ris e perplessità quando non aperto dissenso con l'operato dell'avv. Taormina. Da sottolineare che il tribunale militare all'epoca dell'inchiesta non ravvisò reati commessi che fossero sotto la sua competenza e tramise gli atti alla procura civile.


Da Larepubblica Parma.it 16.11.09
Luciano Garofano lascia la guida dei Ris. La notizia arriva prima che, in serata, il procuratore di Parma Gerardo La Guardia confermi l'apertura di un fascicolo nei suoi confronti per le ipotesi di reato di truffa ai danni dello Stato, peculato, falso e abuso d'ufficio. Le indagini sono scaturite da una denuncia dell'avvocato Carlo Taormina in merito a presunte irregolarità compiute dal reparto per lo svolgimento di consulenze tecniche su importanti e controversi casi giudiziari degli ultimi anni

Romano, 56enne, Luciano Garofano è stato fino a ieri comandante del Reparto investigazioni scientifiche di Parma, che guidava da 14 anni. Ha presentato congedo al comando generale dei carabinieri dopo essersi occupato dei delitti più noti degli ultimi anni, dall’o micidio di Garlasco alla strage di Erba, dal caso Cogne all’a ssassinio di via Poma. Difficilmente ora rimarrà disoccupato: da tempo l'ufficiale sarebbe al centro di un progetto per la nascita di una nuova struttura di investigazione privata.

"Dirò la mia verità". Ieri il colonnello, diventato generale al momento del congedo come da consuetudine, aveva preferito non rilasciare nessuna dichiarazione: "In questo momento - aveva detto - non intendo fare alcun commento". Oggi ha aggiunto: "Sono accuse che fanno molto male", annunciando per domani alle 12 una conferenza stampa all'hotel Excelsior di Roma, dove racconterà la sua versione dei fatti in merito all'indagine in cui è coinvolto e alla scelta di lasciare l'Arma. "Sono pronto - ha sottolineato - a raccontare tutta la verità. Risponderò a tutte le domande che mi verranno rivolte".

L'inchiesta. Nelle indagini della procura di Parma Garofano è l'unico iscritto nel registro degli indagati per una vicenda che ruota intorno ad alcune consulenze di cui è stato incaricato, in qualche caso in qualità di "persona fisica", non di ufficiale superiore dell'Arma. Quelle nei suoi confronti, commenta La Guardia "sono ipotesi di reato per certi versi provvisorie in attesa di avere una informativa specifica e definitiva. Il colonnello non è stato convocato per un interrogatorio che allo stato non avrebbe senso". Insomma, l'inchiesta è ancora agli albori ed è "prematuro esprimere qualunque tipo di valutazione. "Il tribunale militare aprì un'inchiesta sul colonnello Garofano non ravvisando però la commissione di reati che potessero rientrare sotto la sua competenza. "A giugno - ha spiegato Laguardia - gli atti sono stati trasmessi a Parma e noi abbiamo aperto un fascicolo".

Le dimissioni. Secondo le prime ricostruzioni le dimissioni di Garofano, però, non sarebbero collegate con la vicenda che lo vede indagato, ma sarebbero da ricondurre a motivazioni personali legate al suo trasferimento da Parma disposto dopo che Garofano si era presentato alle ultime elezioni europee con La Destra, senza però essere eletto. La motivazione alla base del trasferimento disposto dal Comando generale dell'Arma sostiene che in base alla legge il comandante non poteva più continuare ad esercitare là dove si era candidato.

Un'impostazione contestata dall'ufficiale, che aveva fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro il provvedimento. Il Tar in un primo momento aveva accolto la richiesta di sospensiva, bloccando il trasferimento, ma il Consiglio di Stato ne ha successivamente riconosciuto la legittimità. Il colonnello Garofano è stato dunque trasferito da Parma al Racis di Roma, il Raggruppamento operativo scientifico dell'Arma, una decisione che l'ufficiale ha continuato a non condividere.

La soddisfazione di Taormina. Comunque soddisfatto l'ex avvocato di Anna Maria Franzoni, condannata anche grazie alle indagini del Ris di Parma. "Ciò che ha costituito oggetto delle mie indicazioni - ha commentato Taormina - ha trovato riscontro. Più volte il Comandante Garofano ha riservato a me attacchi di tutti i generi senza successo. Mi auguro che finalmente ora questo signore possa rispondere alla giustizia ordinaria senza divisa e ulteriore possibilità di remora".

"Le accuse - precisa l'avvocato - sono di aver utilizzato attrezzature e personale appartenente all'Arma durante l'orario di ufficio e di aver percepito somme di denaro dalle consulenze tecniche affidategli quando il consulente tecnico nominato dai pubblici ministeri o dai giudici per legge non può essere considerato pubblico ufficiale ma privato cittadino".

La solidarietà dell'Arma. "L'Arma conferma stima e apprezzamento per le qualità professionali e personali del generale Garofano e dei militari del Ris di Parma". E' quanto rispondono all'ufficio stampa del comando generale dell'Arma dei carabinieri alla richiesta di un commento sulla vicenda Garofano. I militari del Ris, proseguono all'ufficio stampa, "operano con incarichi di consulenza e perizia conferiti anche a titolo individuale dall'autorità giudiziaria, secondo le regole fissate dal codice di procedura penale e dalla disciplina interna per l'uso delle strumentazioni dell'Amministrazione". "L'Arma - viene infine sottolineato - è impegnata al fianco dell'autorità giudiziaria di Parma per chiarire ogni dettaglio della vicenda".

domenica 15 novembre 2009

Il Col. Garofano si congeda dall'Arma

Oggi, 15 novembre il tg1 delle 13.30 lancia la notizia delle dimissioni del Col. Garofano dall'Arma dei Carabinieri che le accetta. Le motivazioni di questa scelta sono note in verità soltanto all'ex Comandante dei Ris di Parma, mentre le varie testate giornalistiche, con qualche distinguo, collegano la decisione con il ruolo di indagato per truffa ai danni dello stato ed altri reati ipoteticamente commessi durante le indagini sui casi esaminati dal Col. e dalla sua squadra dall 2002 ad oggi, i cui documenti cartacei, si parla di circa ventimila faldoni, sono stati prelevati in due riprese dalla Guardia di Finanza su ordine del pm Dal Monte, titolare dell'indagine presso la Procura di Parma su denuncia dell'avv. Taormina.
Altre ipotesi di motivazioni sono legate alla decisione del Comando Generale dell'Arma di trasferimento del Col.Garofano dal Ris di Parma al Racis di Roma per incompatibilità ambientale dopo la candidatura alle lezione europee nello stesso collegio elettorale in cui il Col.Garofano opera. A questa decisione il comandante si era opposto ed il Tar del Lazio aveva annullato il trasferimento, ma il ricorso dell' Arma era stato accolto in Consiglio di Stato ed il trasferimento divenuto definitivo.
Oltre alle motivazioni sulle quali è lecito interrogarsi colpisce lo stile a tratti già colpevolista con cui è ritratto il Col. Garofano, con richiami e relativi giudizi al suo impegno nella divulgazione del ruolo delle indagini scientifiche, come se non si trattasse della stessa persona che insieme alla sua squadra di scienziati contribuiva a risolvere i più famosi casi di cronaca dai Caretta a Tommaso Onofri, a Novi Ligure, a Erba passando per Cogne.
L'inizio della campagna mediatica contro i Ris di Parma ed in particolare contro il suo Comandante avviene a Cogne con l'irrompere nella difesa della Franzoni dell'avv. Taormina e continua ancora oggi con il caso di Garlasco.
Il prof. Taormina a mezzo stampa e in trasmissioni televisive lancia pesantissime accuse sull'operato dei Ris e del suo comandante, tentando di screditare la professionalità e l'attendibilità dei risultati delle loro indagini. Partono le denunce per calunnie e diffamazione che non avranno giustizia per l'immunità parlamentare prima e per decorrenza dei termini legali poi.
L'avv. Taormina continua ora compiaciuto la sua personale guerra contro un professionista che per oltre trenta anni ha servito lo Stato con dedizione e senso di responsabilità, a garanzia della sicurezza dei cittadini.
Le posizioni dell'avv. Taormina sono note, mentre quelle del Col. Garofano sono affidate alle pagine del suo ultimo libro "Il processo imperfetto" in cui descrive anche i contrasti con il difensore della Franzoni. All'indomani della pubblicazione del libro, con tempestività impressionante, la Guardia di Finanza requisisce alcuni faldoni relativi agli atti di alcuni casi presso la sede del Ris di Parma su denuncia dell'Avv. Taormina. A due mesi dall'uscita del libro parte puntualissima l'annuncio di querela da parte dell'Avv. Taormina per le pagine in cui è protagonista.
Al di là di tutte le considerazioni possibili sui fatti da indagare, per i quali la Procura di Parma dovrà accertare la fondatezza o meno, vorrei conoscere la vera origine dell'aggressività dell'avv. Taormina nei confronti del col. Garofano, che si concretizza utilizzando strumenti di legge per finalità che i cittadini non riescono a comprendere completamente, ma che pagano attraverso i contributi di tutti.
I soldi dei contribuenti sono ben spesi per indagare anche su casi risolti, passati giudicato, quando si auspica una maggiore disponibità di risorse per la magistratura per ridurre la durata dei processi?
Quanto ci costa la vendetta privata di Taormina? E' davvero così necessario e giustificato attaccare la carriera, il prestigio, il valore di uno scienziato in divisa per soddisfare la sete di giustizia del prof. Taormina?
Ai cittadini interessano altre battaglie, da combattere quotidianamente contro i soprusi dei potenti, degli arroganti, impuniti anche se palesemente colpevoli, a piede libero per continuare a commettere reati contro gli onesti ed ingenui che credono ancora di ottenere giustizia.
Ma la giustizia è ingolfata da una montagna di processi da definire, ora se ne aggiunge un altro.
In uno stato democratico in cui è possibile esprimere liberamente il proprio pensiero, l'utilizzo strumentale di mezzi di comunicazione in condizioni di squilibrio fra due o più posizioni contrapposte non favorisce il confronto sereno e costruttivo, quindi usiamo la democrazia della Rete per dare voce ai tanti che per pudore, onestà, senso di responsabilità decidono per il silenzio e la riflessione in attesa di far valere il loro diritto ad ottenere giustizia.