domenica 11 luglio 2010

Mestre, un'altra donna vittima del fidanzato: aveva solo 16 anni

Continua inarrestabile la strage di donne per mano armata dei loro fidanzati, ex, o partner.In pochi giorni già sette vittime. La scia di sangue trascina via le vite spezzate di giovani che avevano progetti e sogni per il loro futuro, svaniti dopo coltellate, strangolamenti, colpi di arma da fuoco. Sempre più delitti di prossimità segnale di un malessere sociale ed individuale profondi che non possono essere ignorati, devono essere indagati e si devono poter trovare soluzioni. Non possiamo arrenderci al fatto che si tratti di raptus, quindi imprevedibili, ma occorre aumentare la vigilanza a tutti i livelli, familiari, istituzionali, sociali.


Dal Messaggero.it dell'11 luglio 2010 sezione Cronaca nera

Uomini che uccidono le donne:
trentenne spara a fidanzatina 16enne

Eleonora Noventa voleva da tempo lasciare Fabio Riccato. Lui le spara tre volte e poi si toglie la vita
Un uomo di 30 anni, Fabio Riccato, ha ucciso con tre colpi di pistola l'ex fidanzata di 16 anni, Eleonora Noventa, e poi si è suicidato sparandosi al petto: è accaduto stamani ad Assiggiano, poco distante da Mestre (Venezia). I due, che si frequentavano da circa un anno, si erano lasciati ieri sera al termine di una lite. Stamattina intorno alle 9.30 l'uomo, a bordo di una moto, si è avvicinato alla ragazza, che era in bicicletta, e dopo un'animata discussione ha tirato fuori la pistola, una Smith & Wenson 357 Magnum, e le ha sparato quattro colpi. Eleonora Noventa è stata colpita una volta alla testa e due volte al torace - un proiettile le ha trapassato un braccio mentre tentava di ripararsi - e l'ultima alla testa. Subito dopo l'uomo ha rivolto l'arma verso se stesso e si è sparato al petto. Fabio Riccato si era laureato la scorsa settimana in biologia con 110 e lode. Aveva un regolare porto d'armi per attività sportiva al poligono di tiro.

Un testimone: pensavo volesse sparare a me. «Mi ha guardato fisso per una frazione di secondo. Pensavo volesse sparare a me. Poi ha puntato l'arma contro la ragazza e ha premuto il grilletto»: lo ha raccontato Rodolfo, testimone della tragedia, che era seduto nel suo giardino a leggere il giornale quando Fabio Riccato è arrivato in Vespa. Il giovane ha salutato l'uomo, poi si è seduto sulla sella del mezzo e ha atteso. Cinque minuti dopo è arrivata Eleonora Noventa.

Un'amica di famiglia: Eleonora voleva lasciarlo da tempo. Eleonora Noventa intendeva lasciare Fabio Riccato da tempo, ma non trovava mai il momento, e soprattutto le parole giuste, per dirglielo. Lo racconta Anna, una vicina di casa, grande amica della mamma della ragazza. La sua e la famiglia Noventa avevano lasciato tre anni fa il vicino quartiere della Gazzera per stabilirsi ad Asseggio. Le famiglie vivono in due appartamenti affiancati in una delle tre eleganti palazzine a due piani, costruire nella campagna dell'entroterra veneziano. «Eleonora era una ragazza solare. Le piaceva vivere, aveva sedici anni. Si sono conosciuti portando a passeggio Morgan, il suo cane, nella stradina che costeggia la ferrovia e che finisce con la casa di Fabio. Lui era tanto innamorato, ma lei era ancora piccolina. Ed era un rapporto impegnativo. Lei ha provato più volte a lasciarlo. Mi aveva chiesto tempo fa un consiglio: "Cosa dici, glielo dico un po' alla volta?". A 16 anni una ragazza ha una vita davanti, pensa a divertirsi. Fabio era una persona corretta, di una famiglia per bene. Eleonora mi ha dato un bacio prima di uscire di casa in bici...». Anna è poi rientrata in casa Noventa per dare sostegno alla madre della ragazza che lavora come dipendente al Comune di Mestre. Il padre era assente al momento della tragedia. Stava lavorando all'ospedale di Venezia. Eleonora era la loro unica figlia.

Il pm: le armi danneggiano chi le maneggia. Ha criticato la facilità con cui viene rilasciato il porto d'armi il pm veneziano Roberto Terzo, il magistrato di turno, che ha seguito l'omicidio-suicidio di Asseggio. «Le armi - ha detto Terzo - creano più danno a chi le maneggia. La verità è che poi le armi finiscono per essere usate in questa maniera. Finiscono per gli omicidi dei familiari, per gli omicidi-suicidi. Noi dobbiamo arrivare a dire che le armi la gente non se le deve tenere a casa».

domenica 4 luglio 2010

Oleggio, Novara: la ragazza scomparsa era stata uccisa dal fidanzato










Purtroppo sembra un copione già scritto, ancora una donna uccisa dall'uomo al quale era legata da una relazione di affetto,giunta ad una crisi senza ritorno. Questa estate sempre più insanguinata, dove il sangue di donne una volta amate scorre quasi inarrestabile, non per patologie, ma per la volontà malata di coloro che una volta affermavano di amarle.
Cosa succede in questi rapporti che volgono inesorabilmente verso un tragico destino?
Molto spesso hanno elementi in comune, come una gelosia immotivata, un patologico senso di possesso, l'incapacità di gestire la frustrazione di un rifiuto, la fine di una relazione e la svolta violenta dapprima con minacce e persecuzioni, stalking,poi se non si agisce tempestivamente con gli strumenti della legge, applicazione di misure restrittive, si giunge all'aggressione che può culminare con l'assassinio della donna amata in passato ora ostacolo da eliminare.
Anche la giovane Simona di Oleggio aggiunge il suo nome alla tragica lista di donne vittime dei loro ex. Ancora più raccapricciante il dettaglio che l'omicida veste la divisa dei Carabinieri, e ha depistato le indagini per un mese, fino alla confessione e al ritrovamento del cadavere. Ora restano da vagliare le ultime ore di vita della povera Simona e verificare se il fidanzato sia stato favorito da qualcuno nella sua menzogna durata un mese. Soltanto è necessario evitare con forza di gettare fango sulla vittima che non potrà più difendersi, purtroppo anche questo un copione letto troppo spesso in casi simili.

Dal Corrieredellasera.it del 4.07.2010


LA RAGAZZA ERA SPARITA DA QUASI UN MESE
Trovato nel Ticino il corpo della giovane scomparsa: il suo ex confessa il delitto
Un carabiniere di 28 anni ammette di averla uccisa.
E poi indica il luogo dove ha gettato il cadavere


Simona Melchionda
MILANO - Il corpo era incastrato tra i rovi, sulla sponda del Ticino. Alla fine, dopo quasi un mese di ricerche, è stato proprio l'ex fidanzato di Simona Melchionda, la giovane 25enne scomparsa lo scorso 6 giugno dalla sua casa di Oleggio (Novara), a indicare il luogo. Luca Sainaghi, 28 anni, carabiniere, ha raccontato di averle sparato un colpo di pistola alla testa e di aver gettato il cadavere nel fiume. L'uomo era stato ascoltato nei giorni scorsi: aveva negato tutto, cadendo però più volte in contraddizione. Alla fine è crollato. Sabato mattina si è presentato in caserma a Novara accompagnato dai suoi legali. «Sono stato io a uccidere Simona» ha confessato, ed è stato fermato per omicidio preterintenzionale. Poi ha indicato agli inquirenti il punto dove si trovava il cadavere. I vigili del fuoco e i carabinieri, seguendo le sue indicazioni, e scendendo soltanto qualche centinaio di metri più a valle, hanno trovato sulla sponda del Ticino, all'altezza di san Giorgio Pombia, un cadavere di donna. L'identificazione deve ancora avvenire formalmente. Ma nessuno ha dubbi: è Simona.

RICERCHE IN CORSO - L'ipotesi dell'omicidio sembra dunque essere confermata. D'altra parte si tratta della pista indicata fin dalle prime ore dai genitori di Simona che parlavano di un incontro della figlia per chiarire definitivamente i rapporti proprio con l'ex fidanzato. Simona - da quanto si apprende - aveva avuto una relazione con il ventottenne ma nell'inverno scorso, al ritorno da una vacanza ai Caraibi, la ragazza avrebbe scoperto che lui aveva un'altra storia con una donna che era in attesa di un bambino. E questo fatto aveva posto fine al rapporto tra i due, che tuttavia pare continuassero a vedersi, anche se Simona avrebbe voluto tagliare i ponti definitivamente.

L'ULTIMO SMS - Il delitto, secondo la confessione dell'assassino, sarebbe avvenuto la sera del 6 giugno, il giorno della scomparsa della vittima, al culmine di un litigio. Tra Simona Melchionda e Luca Sainaghi c'era stata una relazione, interrotta quando lui aveva deciso di tornare insieme all'ex fidanzata rimasta incinta. Il carabiniere, in servizio alla caserma di Oleggio, ha confessato ai colleghi che la vittima voleva che lasciasse la compagna e il figlio per tornare con lei. Una versione differente da quella sostenuta dai genitori della ragazza scomparsa. Per loro era Luca, infatti, a non lasciare in pace la figlia. Cosa sia successo quella sera del 6 giugno, comunque, è ancora da chiarire. Simona è uscita di casa verso le 23.30 e da allora non è più stata vista. L'unica traccia è un sms arrivato verso le 2 di notte ai genitori: «Stanotte dormo fuori». A quell'ora è però probabile che Simona fosse già stata uccisa. Al momento è escluso che nell'omicidio sia coinvolta l'attuale compagna del carabiniere.

Redazione online