sabato 17 gennaio 2009

Processo di Perugia: non ammesse telecamere ma lo show continua

Riprende il processo di Perugia per l'omicidio di Meredith Kercher, a giudizio Amanda Knox e Raffaele Sollecito, l'altro indagato, Rudy Guede, è già stato condannato a 30 anni con il processo con rito abbreviato. La decisione della Corte d'Assise di lasciar fuori le telecamere e i fotografi, sembra un tentativo di moderazione dell'attenzione morbosa suscitata da Amanda, avvenente e fotogenica, che potrebbe turbare un sereno giudizio, distogliendo il focus attentivo dalla povera vittima, che rischia di essere dimenticata, oscurata dalla presenza scenica di Amanda. Interessante un intervento del giornalista Mentana al tg5 di oggi alle 13.00: " Se Amanda non fosse così bella, il processo di Perugia sarebbe così interessante?"

Ai lettori la risposta...



Da Agenzia Ansa.it del 17.01.2009 ore 13.51

SOLLECITO RESTA IN CARCERE DI TERNI
Si era ipotizzato un suo trasferimento a Perugia
(ANSA) - PERUGIA, 17 GEN - Resta nel carcere di Terni Raffaele Sollecito per il quale era stato ipotizzato un trasferimento a Perugia. Dopo aver partecipato ieri all'udienza di apertura del processo a suo carico e dell'ex fidanzata Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher, il giovane pugliese e' stato riportato nella casa di reclusione ternana. I due torneranno in aula all'inizio di febbraio quando la Corte comincera' a sentire i primi testimoni citati dall'accusa.

da IlCorrieredella sera.it del 17.01.2009

PERUGIA. PRIMA UDIENZA PER L'OMICIDIO DI MEZ. IL LEGALE DEL RAGAZZO: L'HA DISTRUTTO
«Amanda-Raf, due piccioncini»
Sguardi e sorrisi, show in aula
Lei spavalda, lui spaurito. La ragazza chiede che il processo sia pubblico: «Tutti devono vedere»

PERUGIA — Ha un sorriso smagliante, i capelli sciolti sulle spalle. Entra in aula così Amanda Knox. Per la sua prima volta in pubblico appare sicura, disinvolta. Raffaele Sollecito invece sembra teso, molto più nervoso. Ogni tanto gli sguardi si incrociano, sussurrano qualche frase, nulla di più. Perché come dirà nella sua relazione preliminare il difensore del giovane barese, l'avvocato Luca Maori, «la vita di Raffaele è stata distrutta il 25 ottobre, il giorno in cui ha incontrato Amanda ad un concerto di musica classica». Lui segue con attenzione il dibattimento, il maglione verde acqua che indossa sopra la polo beige lo fa sembrare pallido, ancora più giovane dei suoi 24 anni. Niente a che vedere con l'atteggiamento di lei che ride e scherza con l'interprete, con i legali, con le guardie carcerarie che stanno in piedi dietro ad entrambi.
Misura di sicurezza, ma anche di protezione da fotografi e telecamere che all'inizio affollano questa sala degli affreschi del tribunale troppo piccola per contenere la folla di giornalisti e operatori in fila dalle 7 della mattina per riuscire a entrare. «Voglio che sia un processo pubblico, tutti devono vedere e ascoltare la verità», dice Amanda. La stessa richiesta arriva da Sollecito: la Corte la accoglie ma lascia fuori le telecamere. Sono le 9.25 quando comincia il processo per l'omicidio di Meredith Kercher, la ventunenne studentessa inglese uccisa nella villetta di via della Pergola la sera del primo novembre 2007. La ressa è spaventosa, ma qui non è come per il delitto di Cogne o quello di Erba dove si prendeva il numeretto per entrare e godersi lo spettacolo.
Qui il pubblico non s'è fatto vedere. Il presidente della corte d'assise Giancarlo Massei aveva fatto riservare una decina di posti per i cittadini. Non ce n'è stato bisogno. Perugia sembra distante dai due ragazzi, lontana da questa vicenda che da un anno e mezzo pone la città al centro dell'interesse mediatico con le troupe e gli inviati arrivai da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania per seguire prima le indagini e adesso quello che accade in aula. Sono alleati Raffaele e Amanda, ma distanti. Sanno che per evitare la condanna ognuno deve reggere l'alibi dell'altro. Sanno che dovranno provare di essere rimasti nell'appartamento di lui mentre Mez veniva accoltellata e lasciata ad agonizzare sul pavimento della sua stanza. Lo dicono gli avvocati di lei Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova quando annunciano di poter dimostrare che «Amanda non era nella villetta al momento del delitto perché stava con Raffaele a casa di lui». E poi tocca a Giulia Bongiorno annunciare che la difesa di Raffaele «dimostrerà che non c'è stato alcun festino perché non c'erano bicchieri, alcol, droghe, e comunque lui non avrebbe potuto parteciparvi perché la prima volta che ha visto Rudy Guede è stato in un'aula di giustizia. Ma soprattutto che i due non erano affatto una coppia annoiata e in cerca di nuove emozioni, perché stavano insieme soltanto da una settimana, erano due piccioncini, e uno dei due al primo amore».
Lui sembra ancora coinvolto: la cerca spesso con lo sguardo ricevendo in cambio poche battute. «Stai bene con i capelli così, molto più corti», gli dice Amanda. La carta che intendono giocare gli avvocati è sempre la stessa: Meredith fu uccisa da una sola persona. L'avvocato Maori assicura che «giustizia è stata già fatta. All'unico responsabile, Rudy Guede, sono stai inflitti 30 anni di carcere». Replica a distanza di Walter Biscotti, difensore del giovane ivoriano condannato in primo grado: «Il mio assistito parlerà al momento opportuno ». Ma il legale di Sollecito insiste: «Raffaele è vittima di un errore giudiziario che lo tiene ingiustamente in cella. Lui è una persona normale, uno come noi. È stato l'incontro con Amanda a cambiargli la vita perché ha avuto conseguenze tragiche e alla fine lo ha distrutto».
Amanda segue attenta, l'interprete traduce e lei si limita ad un lieve cenno della testa. Non appare affatto colpita dalle parole dell'avvocato. Lei vuole raccontare la sua verità. I suoi legali confermano che risponderà all'interrogatorio, così come farà Raffaele. Durante l'udienza i due ragazzi si rivolgono spesso ai difensori, chiedono chiarimenti, spiegazioni. Restano immobili soltanto quando la cancelliera legge i capi di imputazione e così ricostruisce quella terribile sera. Parla della violenza sessuale, del coltello che colpisce al collo Meredith, della sua agonia, della sua tragica fine. Il brusio di fondo si interrompe e nell'aula cala il gelo.

articolo di Alessandro Capponi e Fiorenza Sarzanini


da IlMessaggero.it del 17.01.2009

Meredith, Amanda: «Non ho paura»
Ammesse tutte le prove orali

PERUGIA (16 gennaio) - Si è svolta oggi la prima udienza presso la Corte d'Assise di Perugia del processo ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati per l'omicidio di Meredith Kercher. Sono state ammesse le prove orali chieste dalle parti. La corte si è invece riservata di decidere sull'eventuale acquisizione del memoriale scritto dalla Knox il 6 novembre del 2007. Disposte anche le deposizione della giovane americana e di Rudy Guede. L'udienza è stata poi rinviata al 6 e 7 febbraio prossimo per ascoltare i primi testimoni del pm. Amanda in aula ha detto: non ho paura, finirà bene.

Eccezioni respinte. Respinte dalla Corte d'assise di Perugia tutte le eccezioni preliminari presentate stamani dai difensori di Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Il presidente della Corte, Giancarlo Massei ha quindi dichiarato aperto il dibattimento. Riguardo alle eccezioni preliminari la Corte ha tra l'altro rilevato che la nullità dell'interrogatorio per la convalida del fermo di Sollecito venne contestata dal suo difensore di allora quando il giudice aveva già illustrato al giovane il fatto per il quale era finito in carcere «l'interrogatorio era già iniziato - è stato sottolineato nel provvedimento - e Sollecito aveva detto di voler rispondere». La Corte ha stabilito anche che sono acquisibili i memoriali della Knox.

Difesa Knox: inutilizzare memoriale. L'inutilizzabilità del memoriale scritto da Amanda Knox la mattina del 6 novembre del 2007 in attesa di essere portata in carcere dopo il fermo è stata chiesta dai suoi difensori alla Corte di assise di Perugia. Secondo l'avvocato Dalla Vedova il memoriale rappresenta una sorta di conseguenza di quei verbali della "presunta confessione". «Un documento - ha spiegato - scritto senza interprete, senza avvocato e senza che alla knox fosse detto quale era la sua posizione processuale». Tra le richieste istruttorie fatte alla Corte dai difensori di Amanda quella di interrogare in aula la stessa giovane americana.

In aula senza manette. Amanda e Raffaele sono stati condotti in aula entrambi senza manette, davanti alla corte d'assise di Perugia. Il primo ad entrare è stato Sollecito con indosso un giaccone verde e pantaloni beige. Sotto un maglione verde più chiaro. Sollecito, capelli corti e indossa i suoi occhiali da vista con una montatura in metallo, è apparso teso in volto e piuttosto dimagrito.

Dopo di lui è entrata in aula la Knox, jeans e una felpa grigia sopra a una maglietta a righe. Capelli sciolti con una pinza di quelle utilizzate per raccogliere la capigliatura agganciata sulla pelpa. Al loro ingresso nella sala degli Affreschi, i due sono stati presi d'assalto dai fotografi che, contrariamente a quanto si era appreso inizialmente, non sono stati fatti uscire.

Amanda: non ho paura. Come stai? «Bene, non ho paura, finirà bene». Dopo sette ore d'udienza davanti ai giudici popolari la Knox ha ribadito la sua innocenza. Lo fa mentre, scortata dagli agenti della polizia penitenziaria, lascia l'aula per tornare nel carcere di Capanne dove è detenuta dal 7 novembre del 2007. «È andata bene» ribadisce sorridendo, «verrà fuori la verità». Per tutta l'udienza Amanda è rimasta seduta accanto ai suoi avvocati con i quali ha parlato più volte per farsi spiegare i passaggi tecnici dell'udienza che, nonostante capisca perfettamente l'italiano, le risultavano difficili da comprendere. E spesso si è girata indietro cercando un volto amico, quello della zia Christine arrivata dagli Stati Uniti. «L'ho trovata dimagrita e un po' stanca - dice quest'ultima - ma serena. Sono contenta che siamo arrivati al processo, anche se tutta questa confusione in aula mi sembra una cosa assurda».

Processo a porte aperte. La richiesta di celebrare a porte chiuse il processo avanzata dall'avvocato Francesco Maresca che rappresenta come parte civile i congiunti della vittima è stata respinta. Vietate invece le riprese audio-video in aula.

Lumumba. Chiede giustizia ed è fiducioso di poterla ottenere Patrick Lumumba, parte civile nei confronti di Amanda Knox accusata di averlo calunniato. Il musicista congolese, coinvolto nelle indagini dopo le dichiarazioni agli inquirenti della giovane americana, ma poi completamente prosciolto, ha detto di non avere provato particolari emozioni nell'incontrare la Knox. Costituita parte civile anche la proprietaria dell'abitazione di via della Pergola dove avvenne il delitto.

Amanda e Raffaele «due piccioncini» .Ha definito Raffaele Sollecito e Amanda Knox «due piccioncini che stavano vivendo la prima settimana della loro storia affettiva» e non «una coppia annoiata» l'avvocato Giulia Buongiorno, uno dei difensori del giovane barese. La difesa di Sollecito dimostrerà che nella casa del delitto non c'è stato alcun festino, oltre al fatto che raffaele per la difesa, ha visto Rudy Guede per la prima volta in un'aula di giustizia. I legali di Sollecito hannop poi puntato l'attenzione su Guede come unico responsabile. Dal canto loro la difesa dell'avoriano ha detto di aspettarsi questa tattica difensiva e di essere molto vigili al riguardo.


Da LaStampa.it del 17.01.2009 ore 8.14

Amanda e Raffaele, contatto

Lui: “Mi trasferiscono nella tua prigione”. Lei: “Stai bene con i capelli corti”
GIANNI ARMAND-PILON
INVIATO A PERUGIA
Succede tutto intorno alle dieci e mezzo del mattino. La Corte d’assise è riunita in camera di consiglio per deliberare su alcune eccezioni procedurali, gli avvocati si sono alzati, gli agenti di polizia penitenziaria si guardano intorno o chiacchierano tra di loro. È in quel momento che sul banco degli imputati si crea di colpo un vuoto. Tra Amanda e Raffaele non c’è nessuno, due metri appena da riempire. È lei, che fino a quel momento ha dato le spalle al suo ex fidanzato mentre lui ne ha cercato con insistenza lo sguardo, a fare finalmente il passo: «Ciao, stai bene con i capelli corti...».

Raffaele è molto dimagrito. Il pullover verde pastello che indossa sopra la dolcevita beige gli dà un’aria ancora più dimessa. Lei no. In jeans, maglia a righe, felpa grigia con cappuccio e scarpe da tennis, è l’Amanda di sempre, dal vivo solo più bambina di come appare nelle fotografie. Allora Raffaele, come stai? «Vogliono trasferirmi, portarmi da Terni a Perugia. Dicono che sarà più semplice portarmi in aula». Lei sorride e sgrana gli occhi, come dire «fantastico, che bella notizia», ma lui l’interrompe: «Non sono felice. A Terni posso stare in mezzo ad altri detenuti, studiare, frequentare un corso di pittura e andare a messa una volta la settimana. A Perugia no». «No?». «A Perugia non ci sono detenuti condannati per i miei stessi reati. Tornerò in isolamento».

Adesso lei lo guarda con un’espressione lontana, ed è ancora lui a rivolgersi a lei. Le ultime parole che riesce a dirle, dopo quindici mesi di carcere e silenzi: «Sono pronto. Di là ci sono otto sacchi con dentro tutte le mie cose, vestiti, libri, il computer». «Ok Raffaele».

Rinvio a febbraio
La prima udienza fila via senza intoppi, con i giurati popolari emozionati come bambini al primo giorno di scuola, le telecamere subito ammesse e poi cacciate dall’aula (le udienze non potranno essere riprese), il presidente Giancarlo Massei che accoglie la richiesta degli imputati di celebrare il processo a porte aperte, presenti pubblico e giornalisti, e dodici furgoni con le antenne satellitari parcheggiati fuori per documentare un avvenimento che somiglia sempre di più a una fiction che a un processo penale.

Gli avvocati non deludono. Tuona Luca Maori, uno dei legali di Raffaele: «Il mio cliente è vittima di un tragico errore giudiziario. Non ha mai partecipato a quell’omicidio, né favorito nessuno. Per la morte di Meredith Kercher giustizia è già stata fatta, con la condanna dell’unico responsabile a 30 anni di carcere». Si riferisce a Rudy Guede, l’ivoriano che essendo già stato giudicato con rito abbreviato (trent’anni di reclusione) è fuori dal dibattimento, anche se sarà chiamato a testimoniare. E Giulia Bongiorno, altro avvocato di Raffaele: «Qui si cercherà di dimostrare che Meredith fu uccisa nell’ambito di un festino. Ebbene, le cose non stanno così. Raffaele e Amanda non erano due stanchi amanti in cerca di nuove emozioni. Si erano conosciuti pochi giorni prima a un concerto di musica classica. Erano due piccioncini, avevano appena intrapreso una storia affettiva prima che sessuale. E per uno dei due si trattava del primo amore». Infine l’avvocato Ghirga, legale (insieme con Carlo Dalla Vedova) di Amanda: «Dimostreremo l’assenza della Knox da quella casa. Non sarà un processo facile ma noi dimostreremo la sua innocenza. Perché lei non c’entra».

Lei, Amanda, ha un’interprete al suo fianco che le traduce i passaggi che non capisce e con cui ride e scherza per tutta l’udienza. Alla fine, giocherellando con un volume del codice di procedura penale, commenterà che la scelta di svolgere il processo a porte aperte è la miglior notizia che riceve da un anno abbondante a questa parte: «Finalmente potrò mostrare a tutti come sono. E spiegare come mi sono trovata in questa brutta storia. Meredith era mia amica. Non l’ho uccisa io».

Anche Raffaele sembra contento di come si sono messe le cose. Per due motivi. Primo: il presidente Massei ha fissato al 6 febbraio la prossima udienza, e fino a quel giorno lui non si muoverà da Terni. Secondo: la Corte ha ribadito che è diritto degli imputati fare dichiarazioni spontanee in qualsiasi momento del processo. E lui giura che ne ha di cose da dire e da rettificare. Solo una cosa non si spiega, Raffaele: i pubblici ministeri Mignini e Comodi non l’hanno inserito nella lista delle persone che vorranno interrogare in aula, e lui non capisce il perché. «Sarebbe stato controproducente», è la spiegazione ufficiale dei due pm. Sarà. Ma Raffaele non si fida, e spera che non si tratti di una mossa destinata a riservargli brutte sorprese.

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