mercoledì 30 giugno 2010

Orrore a Torre San Giovanni (Le): giovane padre strangola il figlio di due anni





Nella cronaca nera oggi sui quotidiani nazionali e nei telegiornali la notizia di un figlicidio ad opera di un giovane padre.
Il luogo in cui è avvenuto il delitto, Torre San Giovanni, Marina di Ugento,in una casa estiva sul litorale ionico fra Gallipoli e Santa Maria di Leuca, estrema propaggine del Salento e della Penisola, nell'estate assolate pugliese non rievoca di certo atmosfere cupe, ma evidentemente dentro quelle mura un delitto terribile è stato commesso, ancora più tragico perchè coinvolge un bimbo di due anni ed il suo giovane padre. Dopo le emozioni che un tale evento suscita, tra l'altro non celate dai giornalisti anche televisivi, immediatamente si ricercano le ragioni di questo folle gesto. Già si parla di raptus senza avere alcuna ragionevole certezza sulle condizioni psicologiche dell'assassino, senza una raccolta seria di informazioni fondate, di testimonianze sullo stato del padre neolaureato. Dai quotidiani locali, qualche dettaglio in più sulla vicenda.

Da LaRepubblica.it Bari Cronaca nera
l'articolo è di Alessandra Bianco

TRAGEDIA IN SALENTO
Strangola il figlio di due anni
e tenta il suicidio dopo una lite
Un litigio con la moglie, poi il raptus. A Torre San Giovanni di Ugento un 25enne ha ucciso il bimbo, poi ha cercato a sua volta di togliersi la vita tagliandosi le vene. Sul posto i carabinieri

La casa in cui è avvenuta la tragedia
Tragedia a Torre San Giovanni, marina di Ugento. G.M., un giovane di 25 anni, ora ricoverato in ospedale e piantonato, ha ucciso il figlio di soli 2 anni, strangolandolo. Un raptus d’ira, secondo quanto ricostruito al momento, nato da un litigio con la sua compagna, e culminato nell’omicidio del bimbo.

Sconvolto da quanto accaduto, il giovane ha poi tentato il suicidio, tagliandosi le vene, ed al momento è ricoverato presso il “Ferrari” di Casarano. Il fatto è avvenuto in via Monte Pollino, strada alla periferia nord della marina. Sul posto carabinieri della stazione di Ugento e della compagnia di Casarano ed i sanitari del 118.

"Vieni, ho ucciso tuo figlio". Così il giovane omicida di 25 anni ha avvisato al telefono la convivente, ventitreenne, di aver ammazzato il loro piccolo di due anni. Da tempo, secondo quanto accertato dai carabinieri, c'erano incomprensioni nella coppia e anche tra le rispettive famiglie. Nella casa in cui è avvenuta la tragedia i carabinieri avrebbero trovato anche una lettera scritta dall'omicida.
Prima che fosse preda di un raptus, il giovane, laureatosi nel marzo scorso e con un lavoro saltuario, aveva avuto un battibecco al telefono con la convivente.

La coppia viveva insieme da due anni e mezzo circa, ma le incomprensioni non si erano sopite neppure dopo la nascita del piccolo. Così, dopo aver riposto la cornetta del telefono, il giovane, ormai fuori di sè, è andato in camera da letto ed ha stretto le mani al collo del figlioletto. Non è ancora chiaro se il piccolo stesse dormendo. Poi il padre ha tentato di togliersi la vita tagliandosi le vene con una lama. Ha anche ingerito dell'acido e si è cosparso il corpo di liquido infiammabile, con l'intento di darsi fuoco.

E' stato lui stesso, telefonando alla convivente che era al lavoro, a far scattare l'allarme, ma ormai per il bimbo non c'era più nulla da fare. Il giovane omicida, ricoverato nell'ospedale di Casarano (Lecce), sta per essere trasferito per ulteriori accertamenti al 'Vito Fazzi' di Lecce. E' in stato di arresto, piantonato dai carabinieri, con l'accusa di omicidio volontario. Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Casarano sono dirette dal sostituto procuratore presso il tribunale di Lecce Guglielmo Cataldi.

(30 giugno 2010)

La domanda che mi ritorna nella testa è cosa può aver portato un giovane uomo a non riuscire più a controllare la propria aggressività e a dirigerla sull'essere che aveva generato, frutto dell'amore ora in difficoltà con la compagna. E' possibile essere così fragili da non reggere uno stress come la difficoltà di una relazione in crisi, e se fosse possibile da dove deriva, qual è l'origine di questa incapacità di gestione di una difficoltà vissuta come senza uscita, senza soluzione, che anzi trova uno sbocco nella soppressione di una vita.
Le risposte saranno trovate dagli investigatori che ricostruiranno l'intera vicenda alla luce di tutti gli elementi raccolti dopo accurate indagini, ma nel frattempo solo ipotesi per noi esterni al fatto e prudenza: non si può giudicare senza conoscere, tanto meno al di fuori di un aula di Tribunale, unica sede lecita per formulare giudizi.

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